WORKSHOP CON FRANCESCO FARACI

FRANCESCO FARACI

FRANCESCO FARACI

180€

150€ per associati FIAF

Lingua:

WORKSHOP IN LINGUA ITALIANA

Dove e come:

PRESSO OFFICINE FOTOGRAFICHE – Via Giuseppe Libetta, 1 – 00154 – Roma

Date:

SABATO 29 APRILE 2023 – 10:00-17:00 ORA ITALIANA
DOMENICA 30 APRILE 2023 – 10:00-17:00 ORA ITALIANA

Info WORKSHOP

UN’INFINITA COMPRESSIONE PRECEDE  LO SCOPPIO – Esercizi di nutrimento  dello sguardo  

La fotografia di per sè non ha alcun significato, è, al contrario, un  significante. Una moltitudine di segni linguistici che, attraverso l’atto  del fotografare, permette di superare i “classici” problemi quali  inquadratura e tecnica, ad esempio, e fa giungere dritti al primo,  assoluto, fondamento della fotografia: lo sguardo.  Non importa quale macchina fotografica usiamo, quale focale  abbiamo a nostra disposizione, ciò che veramente importa in  fotografia è la capacità di “sentire” gli odori, i suoni e gli umori del  territorio che solchiamo, qualunque esso sia. Uno scatto che possiamo definire “buono” ha luogo nel gesto, ma  prima, attraverso una serie di esercizi di immaginazione e  immedesimazione.  Il fotografo difficilmente è obiettivo poichè la sua forma mentis  fotografica è diretta conseguenza della sua alimentazione che ha  origine dalle sensazioni legate alla letteratura, alla musica, al  territorio che viviamo, alle idee e persino alle utopie. Quindi, se non  per questioni puramente tecniche ed estetiche, la fotografia non  proviene dalla fotografia.  

Lo sguardo ha necessità di essere nutrito. 

Lo sguardo va disintossicato. 

Lo sguardo va sensibilizzato. 

Lo sguardo deve essere riconosciuto e coltivato quotidianamente. Immaginiamo dunque di avere in mano della dinamite e non avere i  mezzi per farla detonare. Alimentando, attraverso una molteplicità  di stimoli, il nostro personale “sentire” giorno dopo giorno, avremo  fra le mani un calore tale da permettere allo scatto di venir fuori per  puro istinto, per un impulso che permette al fotografo di  immedesimarsi talmente tanto da essere invisibile, in un gioco  costante fra il fuori e il dentro la scena che si intende ritrarre,  sempre ricordando che una buona fotografia, quella che permette  alla nostra anima di vibrare, non è frutto del nostro gesto, bensì ci è stata regalata e l’unico merito che possiamo attribuirci è quello di  averla RICONOSCIUTA

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